Il Cimitero Silenzioso dei Software: Perché la Strada per l’Innovazione è Lastricata di Fallimenti

APPUNTI, RIFLESSIONI

Sono trascorsi trent’anni da quando ho mosso i miei primi passi nel mondo professionale del software. Avevo appena 22 anni e stavo dando vita alla mia prima applicazione commerciale, una novità per l’epoca: un cad  che permetteva di visualizzare in anteprima acconciature e tagli di capelli. Oggi, con la rivoluzione portata dall’intelligenza artificiale, ciò potrebbe sembrare quasi banale, ma allora era una vera  innovazione, in un’epoca in cui le informazioni erano poche ed  internet “non esisteva” ancora.

Il digitale era il mio mondo, un universo in cui mi rifugiavo per esprimere la creatività e dove sperimentavo la crescita personale e professionale. Non avevo idea che da un semplice software potesse nascere una startup, all’epoca non sapevo neanche cosa fosse e spesso  sviluppavo gratuitamente, mosso solo dalla passione.

Nel 1996, a 24 anni, dopo aver continuato con la vendita di software per il settore scolastico, il mio percorso  ha preso una svolta decisiva con l’ingresso nel mondo di internet. In quel periodo, lavoravo   come responsabile tecnico presso un internet provider,  esperienza lavorativa che mi ha offerto l’opportunità unica di sperimentare sul campo nuove tecnologie emergenti aprendomi le  porte verso una nuova libertà creativa.

In quel contesto ho potuto  sperimentare e conoscere l’affascinante mondo della rete  progettando  e sviluppando soluzioni pionieristiche ed  il mio primo “portale web”, un sistema di prenotazione alberghiera per la Campania, un precursore in Campania e forse un competitor di quelli che sarebbero diventate piattaforme come Venere e Booking.

Tutto ciò per dire che, dopo anni di sforzi, tra sogni, fallimenti e successi, la creazione e la chiusura di aziende, ho acquisito un’esperienza e forse la credibilità che oggi mi offre la libertà  di esprimere un parere di merito  su questo  settore.

Come me, moltissimi hanno solcato le stesse acque, navigando nel mare della tecnologia, creando software e soluzioni innovative.

Dietro al palcoscenico  luminoso del successo di pochi, esiste, infatti,  un retroscena meno noto: un vero e proprio cimitero silenzioso di software. Sono le ombre nascoste del mondo informatico: prodotti sviluppati con grande entusiasmo e passione, ma che, per svariati motivi, non hanno mai raggiunto il vasto pubblico. La domanda sorge spontanea: perché accade?

Nel complicato percorso verso il successo, ogni software nasconde innumerevoli sfide che gli ideatori devono affrontare con coraggio e determinazione. Queste sfide non si limitano alla pura tecnica, ma si estendono a un più ampio scenario che comprende questioni organizzative, finanziarie e di mercato. Comprendere tali sfide non significa semplicemente esserne a conoscenza, ma piuttosto bisognerebbe assimilarle profondamente, facendole proprie in ogni loro aspetto.

Si dice  che il successo sia lastricato di fallimenti, io penso che il fallimento, invece, sia spesso causato dall’ignoranza, nel senso più letterale della parola ovvero di “ignorare” elementi e conoscenze fondamentali per l’obiettivo.

Per questo motivo  ho voluto esaminare più dettagliatamente questo fenomeno, per comprenderne l’ampiezza e le implicazioni. Per fornirvi un idea di quanto dico vi lascio il link di due risorse interessanti: “Startup Graveyard” e “Startup Cemetery“, in cui è possibile trovare innumerevoli progetti figli di questo processo. Questi siti offrono una idea sulla complessità e sulle sfide incontrate nel portare al successo un progetto, con un tasso di insuccesso che supera il 90%. È importante sottolineare che produrre un software di valore non è equivalente a lanciare con successo una startup; tuttavia, anche i progetti software che non ambiscono a diventare startup affrontano numerose difficoltà, che spaziano dalla pianificazione all’esecuzione.

Il “Chaos Report” del Standish Group rivela una statistica preoccupante: solo il 29% dei progetti software si conclude con successo e la maggior parte affronta ostacoli di varia natura, tra cui difficoltà nella gestione, nella definizione di budget corretti e dei requisiti  spesso non  chiaramente definiti o formalizzati o  soggetti a frequenti cambiamenti.

Secondo un’analisi condotta da IEEE, infatti,  i requisiti di un progetto subiscono in media una variazione  del 25% durante il suo sviluppo, un dato che considero fisiologico, ma queste variazioni   possono essere anche maggiori specie se si affronta un progetto fondato  su una visione poco chiara, in tal caso la flessibilità può diventare sinonimo di entropia.

Oltre ai requisiti, vi sono altri fattori da considerare, ad esempio la gestione  del team di sviluppo. Fred Brooks, nel suo celebre “The Mythical Man-Month”, ha evidenziato come una gestione non ottimale dello staff possa generare problemi significativi. Incrementare le risorse in un team non garantisce automaticamente il successo; al contrario, può addirittura portare a ritardi in un progetto già in difficoltà. Ciò accade perché l’aumento del personale introduce complesse dinamiche di comunicazione e comprensione del contesto di lavoro, soprattutto quando i tempi non sono compatibili con un adeguato processo di formazione. Una comunicazione inefficace, infatti,  all’interno del team o con gli stakeholder rappresenta un fattore di  rischio enorme.

La mancanza di chiarezza, feedback insufficienti e una collaborazione inadeguata possono portare a incomprensioni ed ad una direzione errata del progetto. Sviluppare, infatti,  un software che non risponde ai requisiti  e che non risolva esigenze reali è una delle cause più comuni di fallimento. In questo contesto, è fondamentale riconoscere le difficoltà che i team  possono incontrare, spesso focalizzati  su dettagli specifici e non  sull’obiettivo complessivo.

Tale approccio può facilmente far deragliare un progetto dalle sue finalità principali, compromettendone la sua accettazione sul mercato.

Un fattore critico e spesso sottovalutato nei progetti software è la mancanza di una visione chiara, che si rivela come la causa principale di fallimento. Sebbene questo concetto sia l’ultimo menzionato, la sua importanza è fondamentale.

Un progetto senza un obiettivo preciso è simile a una nave che naviga senza timone: privo di una direzione chiara, rischia di smarrirsi. Secondo Susanne Madsen, un’autorità nel campo della leadership e gestione dei progetti, identificare, articolare e condividere un obiettivo chiaro è uno degli elementi chiave per il successo di un progetto. Questo principio è ulteriormente sottolineato dalla necessità di avere un riferimento costante, che guidi i team in ogni fase dello sviluppo.

L’Istituto di Project Management (PMI) enfatizza come una visione chiara possa connettere un progetto all’energia e ai valori sia personali che aziendali. Team guidati da un fine chiaro e coinvolgente non solo operano meglio, ma portano anche a un maggior ritorno sull’investimento, sia per l’azienda che per i singoli.

In quest’ottica, per assicurare il raggiungimento di questi obiettivi e per navigare con successo nel complesso panorama dello sviluppo software, è fondamentale una gestione attenta e precisa delle decisioni. I manager, in questo contesto, devono mostrare la capacità di prendere decisioni rapide ed efficaci, prestando sempre attenzione al tempo, un fattore cruciale che può influenzare significativamente l’esito di un progetto.

Mantenere un equilibrio tra velocità di sviluppo e qualità del prodotto è dunque la vera sfida. In un mondo che premia la rapidità, è cruciale evitare di scendere sempre a compromessi. L’innovazione, infatti,  è necessaria per garantire il successo di un progetto, ma se è vero che l’innovazione deve marciare al passo con i tempi di sviluppo e con l’aderenza ai  requisiti,  è altrettanto vero che per garantire una chance di successo al prodotto è necessario avere analizzato il mercato e avere un’efficace strategia comunicativa, spesso tallone d’Achille nella fase di distribuzione.

Cerchiamo dunque di fare una sintesi e capire cosa dovremmo evitare per non imbatterci in un ipotetico fallimento:

  1. Scadenze Non Realistiche: Impostare scadenze irrealistiche è un errore comune. Le scadenze dovrebbero essere basate su stime realistiche, considerando le risorse disponibili e i possibili imprevisti. Una scadenza non realistica può portare a ritardi e pressione eccessiva sul team​​.

  2. Scope Creep (Modifiche Incontrollate dell’Ambito): Il cambiamento frequente dei requisiti e dell’ambito del progetto senza adeguata gestione può condurre al fallimento. È cruciale avere un documento chiaro che definisca l’ambito ed i requisiti del progetto​​.

  3. Mancanza di una Struttura di Governance e di un Sistema di Gestione delle Modifiche: L’assenza di una struttura di governance ben definita e di un sistema per gestire le modifiche può portare a confusioni e inefficienze​​.

  4. Carenze nella Comunicazione e nella Leadership: Una comunicazione inefficace tra i membri del team e una leadership inadeguata possono minare il successo del progetto​​.

  5. Obiettivi Poco Chiari e Mancanza di Pianificazione: Obiettivi mal definiti e una pianificazione inadeguata possono portare a confusione e indecisione, influenzando negativamente l’esito del progetto​​​​.

  6. Risorse Inadeguate e Mancanza di Competenze Tecniche: La mancanza di risorse adeguate o di competenze tecniche necessarie nel team può impedire il raggiungimento degli obiettivi del progetto​​​​.

  7. Scegliere la Tecnologia Sbagliata e Priorità Sbagliate: La scelta di tecnologie inappropriate per il progetto o l’impostazione di priorità sbagliate possono portare a problemi di implementazione e fallimenti​​.

  8. Cambiamenti nei Requisiti e Scarso Coinvolgimento degli Stakeholder: Cambiamenti significativi nei requisiti dopo l’avvio del progetto e una scarsa partecipazione degli stakeholder possono deviare il progetto dai suoi obiettivi iniziali​​.

A questo punto  si potrebbe pensare che io abbia tutte le risposte. La realtà, invece, è più sfumata. Ho accumulato esperienza, ho visto tendenze emergere e sparire, e ho imparato a navigare tra le complessità dello sviluppo, ma la ricetta per un software di successo? Quella rimane un enigma.

Sì, ho creato software che funzionano e  raccolto  frutti in termini di fatturato, ma trasformare un progetto software  in un “mitico unicorno” del settore tech è tutt’altra storia. A volte, sembra quasi che, oltre a tutto il duro lavoro, serva anche un pizzico di fortuna, quindi, eccomi qui, con tre decenni di esperienza, ancora a riflettere su questo dilemma e forse, alla fine, la verità è che, nonostante tutta la pianificazione e la perizia, il successo  ha sempre quel tocco di casualità, rendendo ogni nuovo progetto un’avventura imprevedibile.

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